%0 Journal Article %@ 1120-4036 %A Cucciolla, Riccardo M. %D 2014 %F eprints:2264 %I Apes %J Rivista di studi politici %N 1 %P 125-146 %T Aspettando la “primavera della seta” in Asia Centrale %U http://eprints.imtlucca.it/2264/ %V XXVI %X La primavera araba è un fenomeno vasto, imprevisto e tuttora incompreso: a tre anni dallo scoppio delle prime proteste in Nord Africa sono state elaborate una serie di teorie – spesso in contraddizione tra loro e smentite dall’evoluzione degli eventi – per cercare di spiegare un evento che ha sconvolto il panorama geopolitico del Medio Oriente e del Nord Africa (da ora in poi inteso con la sigla Mena1), ma limitandosi ai confini culturali arabi. La primavera araba ci ha dimostrato di non essere un fenomeno generalizzabile e – per il momento – teorizzabile. La sua natura ‘polimorfa’ ha implicato diverse evoluzioni degli eventi a seconda del contesto, sfociando, in alcuni casi, in rovesciamenti di regimi (Tunisia, Egitto e Yemen) o degenerando in guerre civili (Libia e Siria); altre volte è stata riassorbita portando a ricambi di governo (Marocco, Giordania, Kuwait e Oman), grandi proteste popolari (Iraq e Algeria) e una serie di manifestazioni di piazza in tutto il Nord Africa e Medio Oriente man mano attenuate. Sulla scia teorica di Samuel Huntington, alcuni commentatori auspicavano che la primavera araba coincidesse con la tanto attesa ‘quarta ondata’ di democratizzazione del mondo islamico; ma ciò non è stato: queste teorie che inquadravano il fenomeno come un generale processo di democratizzazione regionale, sono state sconfessate dalle ultime controtendenze che ci farebbero immaginare un epilogo opposto verso la non-democrazia.